mercoledì 30 gennaio 2008

Capitolo 22 - SuperFriends

Ec-ce-zio-na-le!



Davvero, l'autore ha tutta la mia ammirazione... Magari ci sarebbe stato bene uno "Wonder Woman Arquette" nei titoli di testa!

martedì 29 gennaio 2008

Capitolo 21 - I Cavalieri dello Zodiaco

Oggi, alle 14.30 su Italia1, hanno ricominciato i Cavalieri dello Zodiaco. E nonostante sia ormai all'ennesimo passaggio televisivo, io sono uno di quelli che non possono fare a meno di guardarlo.

Quelli che, per intenderci, lo seguono da anni, da quando andavano di moda le armature giocattolo.

Quelli che, dopo la casa di Leo, iniziavano uno zapping indiavolato per rimediare al ping-pong giocato tra Italia7 e Odeon Tv.

Quelli che per esempio sanno che nei segni zodiacali dopo la vergine c’è la bilancia, e non perché leggono gli oroscopi, ma perché ricordano che Phoenix si sacrificò nella casa di Virgo per permettere al fratello Andromeda di andare a salvare Crystal nella casa di Libra.

Quelli che alle elementari scrivevano temi splendidi grazie al lessico del loro cartone preferito (che doppiaggio straordinario e ricco di pathos!)

Quelli che si ricordano ancora interi spezzoni a memoria, battute comprese: «Le lacrime non si addicono al viso di un Cavaliere, ma come non piangere per Andromeda, che ha versato nel mio gelido corpo il caldo soffio della vita» (Crystal il Cigno), «A questo punto non mi resta che accettare la sfida, vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole» (Pegasus), «Di tanta forza solo questo ti rimane? Un alitar d'inutili dubbi» (Aiolia del Leone)

Quelli che, leggendo la saga di Hades (inedita, per ora, nel cartone animato), hanno finalmente capito la successione dei gironi infernali che tanto li aveva confusi studiando la Divina Commedia (e non considerate l’autore Kurumada un blasfemo, solo perché Caronte indossa un’armatura e tenta di far cadere Pegasus nello Stige).

Quelli che, nell’innocenza della loro infanzia, si chiedevano se Andromeda fosse maschio o femmina, come avesse fatto Sirio ad accecarsi con tre dita o che cavolo di fine avessero fatto quegli orribili cavalieri d’acciaio (arrugginiti?)

Quelli che, pur amando a uno a uno i personaggi, li pigliavano allegramente per i fondelli. In fondo, ognuno di loro ha i suoi vizietti: Crystal piange per quel surgelato di sua madre, Andromeda non ha mai sconfitto un cavaliere decente e gli toccano sempre avversari effeminati, Sirio si acceca e fa le ferie agli inferi (dove ormai è di casa), Pegasus quando vede un crepaccio ci si getta dentro solo per il gusto di risalirlo, Phoenix fa il divo e arriva sempre in ritardo, e solo se il suo fratellino è in pericolo.

Quelli che guardando i cavalieri hanno imparato valori quali l’onore e il rispetto dell’avversario, e non sono per forza diventati dei violenti, conseguenza che invece a quei debosciati dei genitori di oggi pare inevitabile (l’ho letto anch’io Devilman, ma non per questo sto progettando di fare un festino a base di sesso e droga per poi stuprare e uccidere una studentessa inglese in erasmus)

Insomma quelli della mia generazione, che a 8 anni si scrivevano sul diario di scuola gli orari delle repliche dei Cavalieri, e che oggi a 23 anni si mettono un promemoria sul cellulare perché ricominciano i Cavalieri.

E allora via, se siete tra quelli, espandete il vostro Cosmo e la giustizia trionferà!!

lunedì 28 gennaio 2008

Capitolo 20 - Mai avrei pensato di arrivare al ventello

Siccome non ho ancora deciso che direzione far prendere a questo blogghino, e probabilmente la situazione rimarrà tale fino alla fine dei suoi giorni, ma tutto è possibile fuorché un blog che parla di politica, ho pensato di alleggerire un po' i toni rispetto al Capitolo 19. Ecco quindi il post più pregno che sono riuscito ad elaborare.

La stazione della mia ridente (che cazzo ridi?) cittadina è una normale stazione ferroviaria, con treni che arrivano, treni che partono, bigliettai che ti guardano storto e borbottano il prezzo del biglietto come se tu fossi tenuto a conoscere tutti i prezzi a memoria, un bar pieno di anziani che discutono sulla regolarità o meno del gol di "Ibra".
E poi c'è una fontana. Una bella fontanella con tanto di pesci rossi.
L'altro giorno mi aggiravo da quelle parti, e aspettando il treno osservavo questa fontanella, pensando che vivo proprio in una ridente cittadina.
Poi alzo un attimo lo sguardo e vedo un cartello che non avevo mai notato prima. Sul cartello c'è questa scritta: "È vietato mangiare i pesci e gettare le lische nella vasca".
...
...
...
Boia, aveva ragione Wiesenthal, ci sono ancora criminali nazisti in libertà!!

venerdì 25 gennaio 2008

Capitolo 19 - È caduto il Governo. Fatto male?

Bon, ieri è caduto il Governo. Qualcuno lo aveva già previsto, dopo aver sentito questo discorso di Prodi:



Ora, perché non mi si faccia passare per destrorso, giacché di politica me ne intendo in una misura tale che mi permette di dire solo che mi fanno schifo tutti, ecco un video del suo rivale politico (meglio non nominarlo!) per la par condicio:



Già visto, ma fa sempre ridere... Ce ne vuole per farsi prendere per il culo da Bush!

ps. stavo pensando che forse non parlo abbastanza dei fatti miei su questo blog (???), e quindi vi rendo partecipi del fatto che stamattina, a un mese esatto di distanza dall'ultima volta, mi sono fatto la barba. Addio look alla Drew Gooden...
pps. buon compleanno vale!

martedì 22 gennaio 2008

Capitolo 18 - The day after GF

Sì, ieri sera ho guardato il Grande Fratello. Embè? Oh suvvia, non fate gli snob. L'ho guardato, non me ne vergogno. Beh, forse un po'.
Dice, ma non hai niente di meglio da fare?
Dico, sono un neolaureato in scienze della comunicazione, tu che credi?
E poi metà dei blogger italiani oggi dedicherà un post alla casa (pardon, condominio) più famosa della tv... Così mi son detto, perché perdere l'occasione di uniformarmi alla massa?

Che poi in realtà non è che abbia molto da dire, almeno metà dei concorrenti mi sta qua [all'altezza dello sterno, più o meno], e se non fosse che giovedì mi parte Mai Dire Grande Fratello, la mia esperienza con l'edizione di quest'anno potrebbe già considerarsi conclusa.

Comunque qualche personaggio c'è, e non mi riferisco al trans come faranno tutti i blogger sopracitati (e non, stavolta, sovraeccitati. Si spera.)

Per esempio abbiamo il nuovo Dogui (e qua la parodia firmata Gialappa's secondo me è già bell'e pronta)...


...C'è poi Christine, che è un misto tra Christine (stesso nome!) Taylor, attrice moglie di Ben Stiller, e Keira Knightley (un plauso quindi agli autori del casting)...


...E per un pelo ci hanno privato del terzo gemello cattivo della saga di Matrix, già eliminato...


Cacchio, peccato.

domenica 20 gennaio 2008

Capitolo 17 - Allarme rosso

La vita del giornalista sportivo barra collaboratore alle prime armi (sì, lo so, a me piace scrivere barra per esteso, almeno sul mio blogghino) è fatta di 5 giorni di svacco e 2 pieni di partite, le quali spesso si accavallano. Non puoi quindi seguirle tutte di persona, specie se tu sei a Padova e la partita è ad Ancona. Per cui si recupera telefonicamente, si chiama un dirigente della squadra e ci si fa raccontare tutto. Naturalmente bisogna un po’ fare da filtro... Perciò un "arbitraggio scandaloso" diventa "arbitraggio che lascia perplessi", un "fallaccio da galera" diventa "brutto intervento", un "ha giocato di merda" diventa "prestazione incolore".

Ma come comportarsi quando un dirigente sulla cinquantina della squadra di basket femminile ti dice, con evidente imbarazzo, «Avevamo anche quattro giocatrici non al meglio per... ehm... indisposizioni dovute ai cicli mestruali»?

Interpellato sull’argomento, l’allenatore ha così commentato: «Io non mi fido di una cosa che sanguina per cinque giorni e poi non muore».

mercoledì 16 gennaio 2008

Capitolo 16 - Video of the week

Mooolto meglio della versione originale...

lunedì 14 gennaio 2008

Capitolo 15 - Weekend calcistico. Come, ancora??? Sì.

Lo so, lo so, avevo detto che smettevo, ma non potevo esimermi. La partita che ho seguito ieri mi ha dato troppi spunti, incontro troppi casi umani!

Perché li attiro tutti io li strambi. Si è seduto accanto a me un uomo che aveva il vizio di commentare OGNI SINGOLA AZIONE. Mai zitto per più di 20 secondi consecutivi.
Ma non i soliti commenti che ti aspetteresti. Questo infatti sembrava l'unico essere umano che va allo stadio a tifare per l'arbitro! Stile Marge Simpson: "Tifo perché tutti si divertano e nessuno si faccia male".
E così, ai vari «L'attaccante ha sbagliato, ma è stato comunque bravo», «E' facile giudicare per noi, seduti da quassù», e «Gli ha fatto male, ma non l'ha fatto apposta!», ogni tanto alternava delle perle di saggezza come la classica «Rigore è quando arbitro fischia, diceva Boskov!».
Ora, come fai a gestire un elemento del genere?
Per tutto il primo tempo riesco, quasi stoicamente, a non dirgli neanche una parola; mi limito a sorridere, annuire, fare smorfie varie. A un certo punto mi gioco persino il «D'altra parte è così», famosa tecnica per far cadere ogni discorso in ascensore, Bertolino docet. Ma qui non siamo in ascensore, e il tipo continua a parlarmi.
E allora nel secondo tempo decido di fregarmene della partita, che tanto non succede nulla di rilevante, e rispondere ad ogni sua affermazione. Con ovvietà tipo «E' vero, annotazione interessante!». Basta poco a far felice un uomo. Ma se la prossima volta lo rivedo, aspetto che trovi posto per decidere dove sedermi...

Punto due. Che bello è quando la signora con la pelliccia che ti sta seduta davanti, durante l'intervallo, mentre stai prendendo appunti (per il blog, mica per la partita!), ti dice: «Lei è il giornalista? Scriva che il 6 è falloso, che domani leggo e se non lo trovo le telefono!». «Certo, signora!». Tanto non ti dico per che giornale scrivo, vecchia baldracca!

Infine, la riflessione più profonda della giornata. Se gli Elii fanno lo sconto per i loro concerti a quelli che di cognome fanno "Fava", secondo me il Favalessa sceso in campo ieri lo farebbero entrare gratis!

giovedì 10 gennaio 2008

Capitolo 14 - Il magnifico universo degli operatori di call center

Conversazione telefonica realmente avvenuta:

Operatore: «A chi è intestato l’abbonamento?»
Io: «Xxxxxxxx Renzo»
Operatore: «Enzo?»
Io: «No, con la R»
Operatore: «Erzo?»

Ma vaffanculo, va'!

lunedì 7 gennaio 2008

Capitolo 13 - Favoletta

C’era una volta un giovane ragazzo chiamato Beltempo. I suoi genitori gli avevano dato questo nome perché volevano che il loro figliolo portasse l’armonia in tutte le persone che incontrava, così come una florida giornata di sole. Poco importa se questo nome avrebbe fatto paura all’uomo della strada.
Il giovane Beltempo era effettivamente un ragazzo adorabile. Certo, magari non era simpatico come un Brad Pitt o bello come un Claudio Bisio, ma era un tipo di buon cuore, e tutti gli volevano bene.
Verso i quindici anni, il nostro eroe conobbe l’amore, e con esso le inevitabili sofferenze tipiche dell’adolescenza. Beltempo si innamorò perdutamente di una compagna di scuola, di nome Sara. I suoi genitori infatti non erano dei neonazisti come quelli di Beltempo. Sara era davvero bellissima, invidiata da tutte le coetanee, corteggiata da tutti i coetanei e pure dai ragazzi un po’ più grandi, di quelli che quando sei un maschio di quindici anni pensi «Ma che cazzo vuole questo, non ne trova della sua età e allora viene a fregarci le nostre ragazze? Vedrai come ridi, quando ti denuncio per pedofilia!».
Beltempo dunque non faceva eccezione. I suoi sentimenti per Sara erano puri, non voleva mica solo sbattersela come gli altri. La sua cronica timidezza però gli impediva di farsi avanti, e così rimaneva in disparte, a guardare tutti quei ragazzi più grandi che si passavano la sua amata neanche fosse una canna a un rave party. Come quando quelli della squadra di nuoto erano tutti lì a palpeggiarla e a infilare la lingua in posti che non sarebbe opportuno narrare in una favoletta. E Beltempo a soffrire, in silenzio.
Poi un giorno la fortuna si ricordò di lui. Sara infatti era bella ma non certo una cima. E quando venne bocciata in matematica, decise di affidarsi al più bravo della classe per alcune ripetizioni. Esatto, parliamo proprio del nostro Beltempo. Il quale fu ovviamente entusiasta di poter passare l’estate con la sua bella.
Così fu, i due spesero interi pomeriggi assolati a parlare di matematica e non solo. Sara ebbe modo di capire che bella persona fosse interiormente Beltempo, e stando con lui perse perfino un po’ della frivolezza che da sempre la caratterizzava.
A settembre i due andarono insieme agli esami di riparazione, che Sara superò a pieni voti. Raggiante, schioccò a Beltempo un affettuoso bacio sulla guancia.
La sera, sul suo letto, Beltempo si fece una pugnet... ehm, cioè, ripensò a quel dolce bacio. E decise che doveva farsi avanti. Insicuro com’era, però, non avrebbe avuto il coraggio di parlarle direttamente, nonostante ormai fosse diventata per lui una vera e propria amica. Le scrisse così un biglietto, e glielo lasciò sotto la porta di casa. Non voleva essere presente al momento della lettura, aveva paura che lei avrebbe riso di lui.
Ora, Beltempo non sarà stato un abile oratore, ma con le parole ci sapeva fare: il biglietto conteneva un’emozionante poesia, in cui lui le dichiarava tutto il suo amore. C’era poi un invito a dargli una risposta. Ma anche in questo caso Beltempo si rese conto che non avrebbe potuto reggere a un rifiuto faccia a faccia, così le chiese di esporre un fazzoletto dalla finestra, alla mezzanotte precisa della sera stessa. Se il fazzoletto fosse stato bianco, allora sarebbe stato vero amore. Se invece fosse stato rosso, Beltempo avrebbe capito, si sarebbe fatto da parte e non l’avrebbe importunata oltre.
Quel pomeriggio, fin dalle 16, Beltempo si piazzò sotto la finestra di Sara. Non voleva però farle pressioni, e quindi si nascose dietro un albero. Lì attese per ore, immaginando quello che sarebbe successo. Sara avrebbe esposto il fazzoletto bianco, lui allora sarebbe uscito allo scoperto e le avrebbe gridato il suo amore, stavolta di persona. E lei a lui.
Ma Sara l’aveva immaginata diversa. La ragazza infatti aveva perso un po’ della sua frivolezza, ma mica tutta. Sarebbe stato troppo difficile per lei rinunciare ai suoi corteggiatori. Era giovane, voleva godersi la vita. Beltempo rimaneva un buon amico, pensò che magari in un futuro avrebbero potuto fare un patto come quello del film “Il matrimonio del mio migliore amico”: si sarebbero ritrovati dopo anni, lei finalmente decisa a impegnarsi, lui che fedele l’aveva aspettata fino ad allora. Decise quindi di esporre dalla finestra il fazzoletto rosso. Pensò che se Beltempo ci fosse rimasto male, il giorno dopo lei avrebbe messo a posto le cose con un abbraccio. Ma la puttana aveva fatto male i conti.
Non appena Beltempo vide il fazzoletto rosso, sentì un tuffo al cuore. Quella che per molti sarebbe stata solo una delusione adolescenziale, per lui era la fine. Capiva che si era giocato tutto, e aveva perduto. Non avrebbe più avuto il coraggio di farsi vedere in faccia dalla sua Sara, ma l’avrebbe amata per sempre. Per sempre: queste due parole si rincorrevano nella mente del ragazzo, che nella via di casa decise che avrebbe compiuto un gesto che avrebbe fatto capire a Sara quanto lui l’amava.
Quando rientrò in casa, i suoi genitori erano già a letto da un pezzo. Beltempo si avviò lentamente verso lo studio del padre. Lì aprì un cassetto della scrivania, nel quale sapeva che il padre teneva una pistola. Con le lacrime agli occhi, ma risoluto, Beltempo caricò l’arma e se la puntò alla testa. Pensò per l’ultima volta alla sua dolce Sara, a quei pomeriggi passati insieme, a quel bacio fuori dall’aula di matematica. Dopodiché fece fuoco: in appena un secondo aveva posto a tutte le sue sofferenze.
Il giorno dopo, nell’apprendere la notizia, Sara rimase distrutta. Si sentiva colpevole, aveva dato per scontate troppe cose. Si rese conto di quanto Beltempo l’amasse, e capì che era lei a non essere all’altezza di lui, non il contrario. La vicenda la segnò per sempre. Infatti non si concedette mai più a nessun altro uomo. Anzi, pochi anni dopo si fece suora. Ed ogni giorno pregò per il suo Beltempo, sperando che un giorno si sarebbero ritrovati: lei gli avrebbe potuto chiedere scusa, e allora sarebbero stati finalmente insieme, felici.
Come avrete notato la nostra non è una favoletta come le altre, non vissero tutti felici e contenti. La nostra favoletta vuole lanciare un monito, insegnare qualcosa. C’è infatti una morale, che è il vero fulcro di questo racconto. Ed è questa: rosso di Sara, Beltempo si spara.

mercoledì 2 gennaio 2008

Capitolo 12 - Il Rubo di Kubrick. Cioè, il Cubo di Rubik.

Ho visto la settimana scorsa La ricerca della felicità della premiata ditta Muccino-Smith. E da allora non riesco a togliermi dalla testa il famigerato cubo di Rubik.
Tra l'altro ero certo di averne uno in casa, ma probabilmente si sarà perso in uno dei 12 traslochi...
Nella speranza che qualcuno me lo regali al prossimo Natale (d'oh! ho mancato questo per un pelo!), intanto mi consolo con questo:



Oh, se sono davvero riuscito a inserire un gioco flash sono proprio bravo... Nel caso non perdete il sonno per risolverlo, lo sto già facendo io!