lunedì 7 gennaio 2008

Capitolo 13 - Favoletta

C’era una volta un giovane ragazzo chiamato Beltempo. I suoi genitori gli avevano dato questo nome perché volevano che il loro figliolo portasse l’armonia in tutte le persone che incontrava, così come una florida giornata di sole. Poco importa se questo nome avrebbe fatto paura all’uomo della strada.
Il giovane Beltempo era effettivamente un ragazzo adorabile. Certo, magari non era simpatico come un Brad Pitt o bello come un Claudio Bisio, ma era un tipo di buon cuore, e tutti gli volevano bene.
Verso i quindici anni, il nostro eroe conobbe l’amore, e con esso le inevitabili sofferenze tipiche dell’adolescenza. Beltempo si innamorò perdutamente di una compagna di scuola, di nome Sara. I suoi genitori infatti non erano dei neonazisti come quelli di Beltempo. Sara era davvero bellissima, invidiata da tutte le coetanee, corteggiata da tutti i coetanei e pure dai ragazzi un po’ più grandi, di quelli che quando sei un maschio di quindici anni pensi «Ma che cazzo vuole questo, non ne trova della sua età e allora viene a fregarci le nostre ragazze? Vedrai come ridi, quando ti denuncio per pedofilia!».
Beltempo dunque non faceva eccezione. I suoi sentimenti per Sara erano puri, non voleva mica solo sbattersela come gli altri. La sua cronica timidezza però gli impediva di farsi avanti, e così rimaneva in disparte, a guardare tutti quei ragazzi più grandi che si passavano la sua amata neanche fosse una canna a un rave party. Come quando quelli della squadra di nuoto erano tutti lì a palpeggiarla e a infilare la lingua in posti che non sarebbe opportuno narrare in una favoletta. E Beltempo a soffrire, in silenzio.
Poi un giorno la fortuna si ricordò di lui. Sara infatti era bella ma non certo una cima. E quando venne bocciata in matematica, decise di affidarsi al più bravo della classe per alcune ripetizioni. Esatto, parliamo proprio del nostro Beltempo. Il quale fu ovviamente entusiasta di poter passare l’estate con la sua bella.
Così fu, i due spesero interi pomeriggi assolati a parlare di matematica e non solo. Sara ebbe modo di capire che bella persona fosse interiormente Beltempo, e stando con lui perse perfino un po’ della frivolezza che da sempre la caratterizzava.
A settembre i due andarono insieme agli esami di riparazione, che Sara superò a pieni voti. Raggiante, schioccò a Beltempo un affettuoso bacio sulla guancia.
La sera, sul suo letto, Beltempo si fece una pugnet... ehm, cioè, ripensò a quel dolce bacio. E decise che doveva farsi avanti. Insicuro com’era, però, non avrebbe avuto il coraggio di parlarle direttamente, nonostante ormai fosse diventata per lui una vera e propria amica. Le scrisse così un biglietto, e glielo lasciò sotto la porta di casa. Non voleva essere presente al momento della lettura, aveva paura che lei avrebbe riso di lui.
Ora, Beltempo non sarà stato un abile oratore, ma con le parole ci sapeva fare: il biglietto conteneva un’emozionante poesia, in cui lui le dichiarava tutto il suo amore. C’era poi un invito a dargli una risposta. Ma anche in questo caso Beltempo si rese conto che non avrebbe potuto reggere a un rifiuto faccia a faccia, così le chiese di esporre un fazzoletto dalla finestra, alla mezzanotte precisa della sera stessa. Se il fazzoletto fosse stato bianco, allora sarebbe stato vero amore. Se invece fosse stato rosso, Beltempo avrebbe capito, si sarebbe fatto da parte e non l’avrebbe importunata oltre.
Quel pomeriggio, fin dalle 16, Beltempo si piazzò sotto la finestra di Sara. Non voleva però farle pressioni, e quindi si nascose dietro un albero. Lì attese per ore, immaginando quello che sarebbe successo. Sara avrebbe esposto il fazzoletto bianco, lui allora sarebbe uscito allo scoperto e le avrebbe gridato il suo amore, stavolta di persona. E lei a lui.
Ma Sara l’aveva immaginata diversa. La ragazza infatti aveva perso un po’ della sua frivolezza, ma mica tutta. Sarebbe stato troppo difficile per lei rinunciare ai suoi corteggiatori. Era giovane, voleva godersi la vita. Beltempo rimaneva un buon amico, pensò che magari in un futuro avrebbero potuto fare un patto come quello del film “Il matrimonio del mio migliore amico”: si sarebbero ritrovati dopo anni, lei finalmente decisa a impegnarsi, lui che fedele l’aveva aspettata fino ad allora. Decise quindi di esporre dalla finestra il fazzoletto rosso. Pensò che se Beltempo ci fosse rimasto male, il giorno dopo lei avrebbe messo a posto le cose con un abbraccio. Ma la puttana aveva fatto male i conti.
Non appena Beltempo vide il fazzoletto rosso, sentì un tuffo al cuore. Quella che per molti sarebbe stata solo una delusione adolescenziale, per lui era la fine. Capiva che si era giocato tutto, e aveva perduto. Non avrebbe più avuto il coraggio di farsi vedere in faccia dalla sua Sara, ma l’avrebbe amata per sempre. Per sempre: queste due parole si rincorrevano nella mente del ragazzo, che nella via di casa decise che avrebbe compiuto un gesto che avrebbe fatto capire a Sara quanto lui l’amava.
Quando rientrò in casa, i suoi genitori erano già a letto da un pezzo. Beltempo si avviò lentamente verso lo studio del padre. Lì aprì un cassetto della scrivania, nel quale sapeva che il padre teneva una pistola. Con le lacrime agli occhi, ma risoluto, Beltempo caricò l’arma e se la puntò alla testa. Pensò per l’ultima volta alla sua dolce Sara, a quei pomeriggi passati insieme, a quel bacio fuori dall’aula di matematica. Dopodiché fece fuoco: in appena un secondo aveva posto a tutte le sue sofferenze.
Il giorno dopo, nell’apprendere la notizia, Sara rimase distrutta. Si sentiva colpevole, aveva dato per scontate troppe cose. Si rese conto di quanto Beltempo l’amasse, e capì che era lei a non essere all’altezza di lui, non il contrario. La vicenda la segnò per sempre. Infatti non si concedette mai più a nessun altro uomo. Anzi, pochi anni dopo si fece suora. Ed ogni giorno pregò per il suo Beltempo, sperando che un giorno si sarebbero ritrovati: lei gli avrebbe potuto chiedere scusa, e allora sarebbero stati finalmente insieme, felici.
Come avrete notato la nostra non è una favoletta come le altre, non vissero tutti felici e contenti. La nostra favoletta vuole lanciare un monito, insegnare qualcosa. C’è infatti una morale, che è il vero fulcro di questo racconto. Ed è questa: rosso di Sara, Beltempo si spara.

9 commenti:

Ken Adams ha detto...

...
...
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Boia, cosa mi sono fumato??

-Ale- ha detto...

Tutto ciò è terribilmente preoccupante. Ti prego, vai a vedere la cassetta di Twin Peaks ealienti il cervello con un pò di tivù che è meglio...

Beat Cippe ha detto...

Muahahahahhahahahahahahahah.

Ma la puttana aveva fatto male i conti..

muahahahahahahahahahaahahahah!

Ti mando un msg quando ho finito di ridere!

-Ale- ha detto...

Ma solo a me non fa ridere?!?! E' terribilmente triste...

alesstar ha detto...

bbboooniiii state bbboooniiii!!! fate largo... sono io il suo agente!!! (o editor? mah)





O___o mi fai paura.

J ha detto...

Chi ha ucciso... LAURA PALMER?

Ken Adams ha detto...

Grazie, grazie per le belle parole (?).
Devo ammettere che avevo qualche perplessità nel pubblicare questo, perché inizialmente pensavo che questa barzelletta fosse sconosciuta ai più e invece poi ho scoperto che la sanno tutti...
Inoltre durante la stesura mi sono lasciato un po' prendere la mano e forse è venuta una cosa più drammatica di ciò che volevo.
Alla fine però l'ho pubblicato lo stesso, nella speranza di trovare un editore. E a quanto pare ha funzionato!! Ci risentiamo per i dettagli del mio stipendio, Aless!

alesstar ha detto...

ehm no, non editore, quello che scuce i soldini, ma editor, quello che avora con lo scrittore e gli dà una mano nells stesura, o agente, che gli trova un editor. i non scucio niente, io guadagno :D

-Ale- ha detto...

che poi...te la mandato questo msg il Cippe o è ancora là che ride?